Esclusiva «Berlusconi? Lo vedo molto raramente»
«Silvio è un grande ottimista, i guai non lo turbano» |
------------------------------------------------------------------------ «Mi
scusi, Lei è la persona che io penso che sia?». Una pausa stupita,
ma subito la bella signora bionda seduta in una delle file centrali del palco
montato davanti al castello di Vigoleno ritrova il suo aplomb e replica: «Non
saprei: lei chi ha in mente?».
«Veronica Lario».
«Sì, sono io».
Veronica Lario, al secolo Miriam Bartolini da Bologna, attrice brillante in
gioventù ritiratasi dal mondo dello spettacolo per diventare la moglie
di Silvio Berlusconi nonché la madre dei suoi tre figli più giovani,
non è certamente una presenzialista.
Difende la sua privacy e quella dei figli con estremo riserbo, “esterna”
di rado, appare raramente - a differenza di quanto sia solita fare la maggior
parte delle consorti dei primi ministri maschi del mondo intero - persino al
fianco del marito nelle occasioni ufficiali (tra le pochissime eccezioni, quel
vertice del G7 tenuto a Napoli nel 1994 in cui la Nostra stupì e affascinò
la stampa internazionale come meravigliosa presenza femminile accanto al nostro
premier prima che l'ormai storico avviso di garanzia recapitato a quest'ultimo
arrivasse a rubarle la scena).
Una sfinge bionda, schiva e riservata, di cui filtravano all'esterno solo le
notizie relative ad alcune sue personali passioni, troppo raffinate per essere
comprese dal superficiale chiacchiericcio del cosiddetto “gossip”:
il pensiero e la pedagogia di Rudolf Steiner, la tecniche naturali di coltivazione
(l'ormai celebre orto biodinamico nel giardino della villa), la lettura dei
tardi pamphlets del filosofo Karl Popper col loro carico di malumori antitelevisivi.
Ora, come capita non di rado con le persone che centellinano le loro apparizioni
in pubblico, Veronica Lario finisci per incontrarla dove meno te l'aspetti:
ieri sera a Vigoleno, come defilata spettatrice dell'eccellente allestimento
del Macbeth di Verdi con Roberto Servile protagonista inscenato sullo sfondo
del castello per la stagione lirica estiva prodotta dalla Fondazione Arturo
Toscanini.
A Vigoleno, incantevole complesso medioevale miracolosamente conservato, la
signora è giunta verso sera con una coppia di amici bussetani. Ignorata
dagli altri turisti, ha visitato in santa pace uno dei borghi più belli
d'Italia, ha scoperto con entusiasmo la cucina tipica piacentina cenando nella
locanda del paese (rimanendo affascinata dalla «bonarda servita in grandi
scodelle, come nelle osterie di una volta»), ha ricevuto due graditi omaggi
dai negozianti cui è stata discretamente presentata dai suoi accompagnatori
(il libretto di Carduccio Parizzi Vigoleno, un borgo medioevale e il classico
ricettario di cucina piacentina di Carmen Artocchini) e si è goduta le
note immortali di Verdi finché, nell'intervallo, non l'abbiamo riconosciuta
e non siamo andati a disturbarla.
Abbiamo incontrato una signora “charmante” e sempre bellissima,
molto cortese e non priva di umorismo, con un'ombra di timidezza nei grandi
occhi azzurri.
Non dà affatto l'impressione, che alcuni hanno cercato di accreditare,
di una castellana reclusa, segregata nella dimensione domestica dal ruolo pubblico
del marito e dalle esigenze di sicurezza: lo prova la naturalezza con cui -
pur guardata da una scorta discreta quanto vigile - ha coperto il tratto dal
castello al parcheggio camminando accanto a noi, chiacchierando e facendosi
raccontare la storia - che è sembrata affascinarla molto - di Maria Ruspoli
de Gramont, la nobildonna che negli anni Venti fece di Vigoleno un luogo di
ritrovo del jet-set internazionale ma dovette un giorno lasciare, quasi in miseria,
il paese che aveva tanto amato.
Signora, le sue apparizioni pubbliche segnalate dai giornali sono piuttosto
infrequenti. Devo dedurne che per lei assistere a uno spettacolo come quello
di stasera è un evento raro?
«Dire “raro” forse è un po' troppo. Vado sempre
volentieri ad assistere a concerti o rappresentazioni teatrali: quando posso,
certo».
Cosa l'ha spinta a voler assistere a questo “Macbeth”? Ha una
particolare predilezione per quest'opera, le piaceva il cast, le hanno parlato
della bellezza del borgo di Vigoleno?
«Sono venuta qui su invito di due amici bussetani e melomani,
patiti del “loro” Verdi. E sono molto contenta di essere venuta:
lo spettacolo è magnifico e ho scoperto un borgo meraviglioso».
Alla vigilia dell'attacco Usa all'Iraq le fu attribuita una posizione contraria
alla guerra. La cosa fece scalpore: lei non è solo moglie del capo di
un governo che ha sostenuto Bush, ma anche editrice di “Il Foglio”,
il quotidiano italiano forse più accesamente favorevole all'intervento.
Le sue dichiarazioni furono distorte o lei si riconobbe in ciò che apparve
sui giornali?
«Le mie parole non sono state affatto male interpretate. Era la
semplice verità: io non ero favorevole alla guerra».
Questa sua presa di posizione non le ha fatto avere screzi con nessuno?
Né con Silvio Berlusconi né con Giuliano Ferrara?
«No, nessuno screzio. Ferrara ha pubblicato su “Il Foglio”
una sua lettera aperta in cui, con spirito, ha ribadito la distanza del suo
pensiero dal mio. Ma tutto è sempre avvenuto nel massimo rispetto reciproco».
Oggi, alla luce di quanto è avvenuto, ha cambiato idea sulla bontà
delle scelte dell'Amministrazione Usa?
«No: lo sviluppo della situazione mi ha lasciata ferma nelle mie
convinzioni».
Tra gli impegni governativi e tutto il resto, suo marito è quel che
si dice un uomo molto impegnato. Ferie d'agosto a parte, riesce a vederlo abbastanza
spesso o lo sente solo per telefono? Sorriso.
«Non c'è solo il telefono: qualche volta mi capita anche
di vederlo in televisione».
E di persona?
«Molto raramente, direi».
Negli ultimi tempi suo marito ha avuto, politicamente parlando, più
di un grattacapo: le liti nella maggioranza, la verifica, Schulz e chi più
ne ha più ne metta. Lo ha visto teso, nervoso, preoccupato?
«No: lui è un ottimista per natura».
Torniamo a parlare di lei. Le capita di avere nostalgia del suo passato
di attrice?
«No, nel modo più assoluto. E' stata una fase della mia
vita che, per fortuna, ho superato».
Perché “per fortuna”? Non ha neppure un bel ricordo di
quegli anni?
«Di bei ricordi ne ho tanti. Ma ogni cosa ha il suo tempo. La
vita, a volte, impone - come dire? - delle trasformazioni».
Senta, non me ne voglia per la domanda, ma in fin dei conti è stato
suo marito il primo a parlare pubblicamente di questa storia, buttandola sul
ridere. Ha qualche commento da fare circa le voci su una sua presunta “love
story” col filosofo Massimo Cacciari? La risposta arriva con un sorriso
di garbata ironia.
«Mia figlia Barbara si è iscritta alla facoltà di
filosofia dell'Università San Raffaele, in cui insegna proprio Cacciari.
Mi sembra una situazione ideale, non le pare»?