Pensiero del mese di Settembre 2011

"Un Pinocchio “serio” "  

              "Che nome gli metterò?" disse fra sé e sé. "Lo voglio chiamar Pinocchio: forse nome composto da occhio di legno di pino?
Questo nome gli porterà fortuna. Ho conosciuto una famiglia intera di Pinocchi: Pinocchio il padre, Pinocchia la madre e Pinocchi i ragazzi, e tutti se la passavano bene. Il più ricco di loro chiedeva l'elemosina."
Quando ebbe trovato il nome al suo burattino, allora cominciò a lavorare a buono, e gli fece subito i capelli, poi la fronte, poi gli occhi.
Così nasce la storia di un burattino, universalmente conosciuto.
Mastro Ciliegia, falegname, quando trovò che il pezzo di legno piangeva e rideva come un bambino,
lo regala al suo amico Geppetto, il quale lo prende per fabbricarsi un burattino meraviglioso, che sappia ballare, tirar di scherma e fare i salti mortali.

Nel Pinocchio riletto dal cardinale Biffi (BO): "L'alto destino di una testa di legno", si afferma:

Quella di Pinocchio è la sintesi dell'avventura umana. Comincia con un artigiano che costruisce un burattino di legno chiamandolo subito, sorprendentemente, figlio. E finisce con il burattino che figlio lo diventa per davvero. Tra i due estremi c'è la storia del libro. Che è identica, nella struttura, alla storia sacra: c'è una fuga dal padre, c'è un tormentato e accidentato ritorno al padre, c'è un destino ultimo che è partecipazione alla vita del padre. Il tutto grazie a una salvezza data per superare la distanza incolmabile, con le sole forze del burattino, tra il punto di partenza e l'arrivo. Pinocchio è una fiaba. Ma racconta la vera storia dell'uomo, che è la storia cristiana della salvezza  Nei cupi anni Settanta, anni di violenza che fecero riflettere sui fili invisibili che tengono l'uomo legato e manovrato, come nel teatrino di Mangiafuoco. Le rivolte contro un dittatore aprono la strada a un altro. Se Pinocchio non resta prigioniero del teatrino è perché a differenza dei suoi fratelli di legno riconosce e proclama di avere un padre. È questo il segreto della vera libertà, che nessun tiranno può portar via».

C'è qui l'arcano di un'alterità di natura, superata da uno strano, gratuito, imprevedibile amore.
Il burattino, chiamato sorprendentemente a essere figlio, fugge dal padre. E proprio la fuga dal padre è vista come la fonte di tutte le sventure; così come il ritorno al padre è l'ideale che sorregge Pinocchio in tutti i suoi guai, costituendo infine l'approdo del tormentato viaggio e la ragione della raggiunta felicità.
Per secoli il padre ha svolto nei confronti dei figli, maschi e femmine, un compito di cui oggi si deva forse riappropriare: quello di fare da ponte tra famiglia e società, iniziando i giovani alla vita adulta ed aprendoli al mondo dei sentimenti e dei valori. In un’epoca in cui la società dei consumi impone modelli fondati sul successo e sull’apparire, dove l’imperativo è diventare come gli altri, il padre deve indirizzare i figli su un’altra strada, molto più difficile, ma che sola può dare senso alla propria vita. Deve saper dire, anche con il suo esempio, a ciascuno dei propri figli: “Diventa te stesso!”



Due santi al mese


4 - Santa Rosalia -


Figlia del duca Sinibaldo, per sfuggire ad un matrimonio imposto e seguire la vocazione religiosa, fuggì di casa e trascorse la vita di grotta in grotta, consigliata da un angelo sulla via da tenere nella fuga per non essere scoperta. Inizialmente la ragazza si rifugiò presso il monastero delle Basiliane a Palermo, ma ben presto anche quel luogo fu meta di continue visite dei genitori e del promesso sposo che cercavano di dissuaderla dal suo intento. Decise quindi di trovare rifugio presso una grotta nei possedimenti del padre, che aveva visitato da fanciulla, presso Bivona. La sua fama intanto si diffuse presto e la grotta divenne luogo di pellegrinaggio. Un giorno la grotta fu trovata vuota e successivamente si venne a sapere che aveva deciso di tornare a Palermo occupando una grotta sul Monte Pellegrino per sfuggire ai pellegrini e trovare un rifugio silenzioso. Il 4 settembre del 1165 venne trovata morta dai pellegrini.
La traslazione delle sue ossa nella cattedrale di Palermo nel 1624 fece cessare una terribile pestilenza. Il giorno della sua festa in Sicilia una devota processione canta: "...di guerra, pesti, fami e tirrimoti / ti scanzi la Sicilia, e tu l'aiuti".


26 - Cosma e Damiano santi medici martiri -

Secondo antica tradizione erano due fratelli che prestavano le loro cure mediche in forma gratuita a favore dei poveri e dei diseredati. Agli inizi del 300 vennero condannati al martirio da Diocleziano: i sassi che li dovevano lapidare però rimbalzarono indietro, le frecce che li dovevano trapassare si volsero contro gli arcieri e solo la spada riuscì a tagliare loro la testa operando il martirio. Vennero sepolti lontano l'uno dall'altro perchè Damiano si era offeso del fatto che Cosma si fosse fatto ricompensare da una donna per le cure mediche. Ma si chiarì miracolosamente che Cosma lo aveva fatto per non recare offesa e così i due fratelli, uniti nella vita, furono vicini anche nella morte. Nel Meridione di Italia la devozione dei 2 Medici è molto diffusa.