Pensiero del mese di Ottobre 2008

"Il credente non CREDENTE"

Il card. Carlo Maria Martini ha scritto: Il credente è in qualche modo un non credente che si sforza ogni giorno di cominciare a credere... Se così non fosse, la fede sarebbe un’ideologia, una presunzione d’aver tutto compreso, e non il continuo ritorno e il sempre nuovo affidamento all’Altro accogliente e fedele nell’amore (cfr. “Ritorno al Padre di tutti”, p. 49).
Ma occorre evidenziare un aspetto molto importante per il cristiano. La missione-impegno di ogni battezzato  non è anzitutto un fare, ma una grazia da accogliere ed un impegno da costruire. Essa infatti cammina di pari passo con la consapevolezza gioiosa di aver ricevuto il dono di essere stati amati per primi: da ciò deriva uno sguardo profondo sul mondo, un impegno per la promozione umana e la giustizia che vede al centro l’accoglienza degli ultimi e dei poveri. Anzi; queste categorie di persone dovrebbero diventare il criterio per una nuova e vera lettura della storia, lettura che permette di uscire dalla logica dei vinti e dei vincitori ed entrare in quella della fraternità. E tutto ciò è possibile perché abbiamo ricevuto e viviamo l’amore di Dio per noi.
La missione allora è prima di tutto un amore grande da accogliere ed esprimere nelle situazioni quotidiane, è un amore dagli orizzonti larghi che abbracciano e si estendono al mondo intero.
Il Vangelo non dice solamente “andate” e neppure “andate ed arrangiatevi!”, ma aggiunge una frase da non  dimenticare: “Io sono con voi!”. Da questa prossimità silenziosa ed impercettibile, ma forte e sicura, nasce la capacità di riscoprire l’autentica identità cristiana in missione nel quotidiano. Non siamo abbandonati: nelle gioie e nelle difficoltà Lui è sempre al nostro fianco!
Questo fare allora non è un “fare per fare”, è un fare che è manifestazione dell’essere, dell’identità profonda di ogni cristiano e della Chiesa; si tratta di una vita che genera vita e non di sterile attivismo. E’ una impronta che lasciamo nel mondo e nell’uomo che vive in esso.
Diventa allora un particolar modo di relazionarci con Dio ed i fratelli.

San Francesco di Assisi esortava: «Amare con tutto il cuore e con tutta l’anima, con tutta la mente, con tutta la capacità e la fortezza, con tutta l’intelligenza, con tutte le forze con tutto lo slancio, con tutto l’affetto, con tutti i sentimenti più profondi, con tutto il desiderio e la volontà... » (Fonti Francescane, 69).
Seguendo questi consigli non si cade nella tentazione dell’attivismo, non si temporeggia nella passività e soprattutto non si disgiunge «l’essere dal fare». E non sì cade infine nel grande pericolo di credere che si possa cambiare il mondo senza cambiare se stessi, come se noi non appartenessimo al mondo stesso e vivessimo in un altro pianeta! L’essere cristiani-mandati devono innanzi tutto essere una realtà e convinzione incarnate in noi, devono diventare uno stile di vita che parla da solo.
Imparare e vivere Cristo significa quindi avere uno stile di vita missionario; accoglienza fraterna di tutti, credenti e non; capacità di attivare collaborazione con tutti, all’insegna della gratuità, della generosità e della condivisione nell’amore. Questo è l’insegnamento di Cristo.



Due santi al mese

 

 

- San Francesco d'Assisi -

 

(1182-1226) Figlio di un ricco mercante d'Assisi, abbandonò tutto, e con alcuni seguaci fondò l'Ordine dei Frati Minori, dando come regola la povertà e come obiettivo la predicazione del Vangelo. Con l'aiuto di Santa Chiara fondò anche le Clarisse. Ebbe le stimmate e morì nella Chiesa di Santa Maria degli Angeli. Nel 1939 Pio XII lo dichiarò patrono d'Italia insieme a Santa Caterina da Siena.








- B.V. del Rosario -

 

La festa del Rosario è stata istituita da S. Pio V, per la vittoria ottenuta dai cristiani a Lepanto contro i Turchi (1571), e ordinò la commemorazione di S. Maria della Vittoria. Fu la premessa della "Festa del Rosario" stabilita nel 1573 da Gregorio XIII e divulgata ed estesa a tutta la Chiesa da Clemente XI in seguito alla vittoria ottenuta in Pannonia da Carlo VI contro l'esercito turco (1716). Leone XIII, il Papa del Rosario, diede alla festa grande solennità con una liturgia propria (1888). Il Rosario nella sua forma attuale, risale al XII secolo ed è merito dell'Ordine domenicano averlo propagato.