Pensiero del mese: Novembre 2006


"Dettaglio di una vita sbagliata: i piedi di GIUDA"

                            

E’abituale ricordare Giuda nel momento del tradimento: un bacio nell’orto del Getsemani consegna nel buio della notte Cristo ai soldati. Gesto da trenta monete; gesto prezzolato, abbassato al prezzo di uno schiavo commercialmente molto scadente. L’iconografia degli affreschi di Giotto, delle tele del Mantegna, hanno utilizzato quelle labbra come simbolo del tradimento.
Una vigliaccata, che fa nascere istintivamente processi di identificazione nella coscienza poco pulita e che comunque, induce a riflettere: spesso forse ci capita di ripetere quel gesto vergognoso e scandaloso.

I piedi di Giuda benché sospesi sul vuoto per il gesto disperato senza pentimento del suicidio, forse non destano emotività o inquietudini. Provocano solo ripugnanza. Sono il punto fermo e 1'epilogo di un'esistenza sbagliata. Eppure, quei piedi sono stati lavati da Gesù. Con la stessa tenerezza usata per Pietro, Giovanni, Giacomo. Sono stati asciugati dalle sue mani col medesimo trasporto d' amore.I piedi di Giuda, come i piedi degli altri. Gesu , qualche istante più tardi, farà riferimento a quei piedi: «Colui che mangia il pane con me, ha levato contro di me il suo calcagno» (Gv 13,18).
Ebbene, quel calcagno già levato nell'atteggiamento sleale e proditorio è ugualmente investito dall'acqua ristoratrice del Maestro, e rimane per tutti 1'emblema di un angoscioso bisogno di redenzione e chiede un servizio, non il rigore di una condanna.

Non importa quale sia 1'esito della 1avanda, né importa sapere il destino finale di Giuda A noi tocca solo entrare nella logica del servizio, di fronte alla quale non esiste ambiguità o incertezza per legittimare il rifiuto o la discriminazione.Giuda è simbolo di chi ha sbagliato in modo pesante, ma il gesto di Cristo curvo sui suoi piedi ci chiama a rivedere logiche e giudizi nei riguardi di coloro che, secondo gli schemi mentali dell’import-export, sono andati a finire sui binari morti di un'esistenza fallimentare e disastrosa.
Anche noi forse non ce 1’abbiamo fatta a seguire Cristo fino al Calvario. Non abbiamo avuto fortuna e abbiamo abdicato, per debolezza o per inesperienza, ai progetti della nostra vita. Siamo protagonisti anche noi di tradimenti al dettaglio e all'ingrosso: ecco allora perché ci rimane 1'obbligo di versare 1'acqua tiepida della preghiera, dell'accoglienza, e accreditamento generoso per le possibilità numerose di ravvedimento dei disperati nella vita.
Lavare e asciugare i piedi con amore, significherà orientare quei piedi verso la casa del Padre: il cappio della disperazione sarà l’asciugamano, stretto ai fianchi del Cristo nella sicura speranza di tempi migliori.

 

Torna all'archivio