Pensiero del mese di Luglio 2011

"Asino di Buridano"   

« Un asino affamato e assetato è accovacciato esattamente tra due mucchi di fieno con, vicino a ognuno, un secchio d'acqua, ma non c'è niente che lo determini ad andare da una parte piuttosto che dall'altra. Perciò, resta fermo e muore. »

L'asino di Buridano (o Paradosso dell'asino) è un paradosso erroneamente attribuito a  Giovanni Buridano, filosofo francese, maestro delle arti a Parigi e Magnifico Rettore dell'Università francese (+1358). In sintesi:
Fare come l'asino di Buridano: esitare tra due cose, tra due soluzioni di un problema, senza decidersi ne' per l'una ne' per l'altra, perché entrambe ugualmente accettabili. Come avrebbe fatto, se avesse seguito le teorie del suo padrone, il leggendario asino del filosofo francese. Questi sosteneva che la scelta della volontà  cade sempre sul bene, sul valore migliore, e che quindi la volontà  stessa sarebbe paralizzata e sospenderebbe la scelta, di fronte a due beni ugualmente importanti. Essa avrebbe quindi anche la libertà  di non scegliere. Ed ecco i detrattori del filosofo inventare il paradosso dell'asino ugualmente affamato e assetato che, posto a uguale distanza da un secchio d'acqua e uno di avena, non sceglie, e quindi muore di fame e di sete.

L’asino è uno degli animali domestici più conosciuti ed apprezzati dall’uomo. Adorato già nell’antico Egitto, venerato dagli Ebrei ma deriso dai Cartaginesi. Simbolo di saggezza, umile compagno di un bue riscalda Gesù nella mangiatoia a Betlemme ed è con Lui nell’ingresso a Gerusalemme, l’asino accompagna l’uomo tra miti e leggende da millenni, sino ai giorni nostri.
L’animale è sempre stato utilizzato per il basto, il tiro e come animale da sella. È un animale rustico e resistente, intelligente ed affettuoso, dotato di grande forza digestiva; la sua alimentazione non necessita di particolari attenzioni.
Nell’immaginario collettivo l’asino resta collegato a periodi di stenti e miseria, tra i ranghi militari e pesanti lavori agricoli, vicino agli alpini o tra i montanari, sempre pronto al sacrificio in cambio di un po’ di cibo e qualche carezza.
Al di là della favoletta popolare, appare quanto mai attuale in molta gente l’insicurezza e la mancanza di volontà per prendere decisioni fondamentali . Rivive l’asino della favoletta? Cosa manca all’uomo di oggi in una società tecnicamente evoluta ? Sembrerebbe quasi nulla.
Ma dovremmo scoprire il perché di tante cattiverie umane.
Dobbiamo spiegare perché presso tante popolazioni di Paesi sottosviluppati le cattiverie dei Continenti evoluti non si verificano.  Incapacità, limiti generazionali?
O forse vivono meglio (o più umanamente) la loro esistenza ?



Due santi al mese


4 - San Bonaventura cardinale  -


Nacque a Bagnoregio di Viterbo nel 1221 e da ragazzo fu guarito da S. Francesco. In questa "buona ventura" (da cui il suo nome) trovò la vocazione francescana all'età di 17 anni. A 27 era professore e a 35 Ministro generale del suo Ordine. Cardinale e Vescovo di Albano (Roma), morì durante il Concilio di Lione nel 1274. E' chiamato il dottore serafico.

Papa Benedetto XVI afferma: "Al di là di queste circostanze storiche, l’insegnamento fornito da Bonaventura nella sua vita rimane sempre attuale: la Chiesa è resa più luminosa e bella dalla fedeltà alla vocazione di quei suoi figli e di quelle sue figlie che non solo mettono in pratica i precetti evangelici ma, per la grazia di Dio, sono chiamati ad osservarne i consigli e testimoniano così, con il loro stile di vita povero, casto e obbediente, che il Vangelo è sorgente di gioia e di perfezione" (Udienza generale, 3 marzo 2010)
Ancora Benedetto XVI: "San Bonaventura fu messaggero di speranza. Una bella immagine della speranza la troviamo in una sua predica di Avvento, dove paragona il movimento della speranza al volo dell’uccello, che dispiega le ali nel modo più ampio possibile, e per muoverle impiega tutte le sue forze. Rende, in un certo senso, tutto se stesso movimento per andare in alto e volare. Sperare è volare, dice san Bonaventura" (Discorso dell'incontro con la cittadinanza di Bagnoregio, 6 settembre 2009)


11 - San Benedetto da Norcia, Abate
patrono d'Europa

Nato a Norcia (Perugia) intorno al 480. Compie studi letterari a Roma, poi intorno al 500 si ritirò in una grotta nei pressi di Subiaco dove inizio la vita eremitica. Fu presto seguito da numerosi discepoli per i quali fondò nella Valle dell'Aniene numerosi monasteri. In seguito si trasferì a Montecassino dove fondò la celebre abbazia. Poco più di un mese prima della morte Benedetto incontrò la sorella Scolastica con la quale ebbe un famoso colloquio. Si spense il 21 marzo 547. Il corpo è custodito insieme a quello della sorella a Montecassino.
Il 24 ottobre 1964 Papa Paolo VI lo proclamò "Patrono d'Europa".
La sua Regola riassume la tradizione monastica orientale e con saggezza e discrezione la applicò al mondo latino, aprendo così una via nuova alla civiltà europea dopo la decadenza di quella romana.
In questa scuola di servizio del Signore hanno un ruolo determinante la Parola di Dio con la lode liturgica, alternata con i ritmi del lavoro: ora et labora in un clima di carità fraterna e di servizio reciproco. La sua memoria, a causa della Quaresima, è stata trasferita dalla data tradizionale del 21 marzo, giorno della sua morte, all'11 luglio, giorno in cui fin dall'alto Medioevo in alcuni luoghi si faceva un particolare ricordo del santo.