LAURA STOCCO                 
Attraversamenti del Sacro

 

 

LAURA STOCCO (Montebello Vicentino 1938)
Dopo le prime esperienze post-cubiste, negli anni sessanta si accosta alla POP-ART
producendo opere con interventi pittorici su immagini strappate dai giornali a rotocalco. Dopo essersi interessata alle proposizioni del movimento "Abstraction-Creation", negli anni settanta è tra i fondatori del gruppo I.A.V. e lavora nel campo dell' Arte Povera e Concettuale esponendo in Austria e in Germania installazioni e "opere aperte" fino a giungere alla negazione totale dell'opera-oggetto.
Attualmente indaga sulle potenzialità della materia e del colore puro.
Ha tenuto significative rassegne in Italia e in numerose città europee esponendo con gruppi di tendendenza e in mostre personali. Ha realizzato vetrate astratte in parecchie chiese (S. Bertilla-Vicenza 1964, S. Maria della Roccella-Catanzaro 2003...).
Esistono sue opere in civiche raccolte di Vicenza, Verona, Valdagno, Durazzo, Brescia.

 

 
   

A fondamento della pittura d'ispirazione religiosa firmata da Laura Stocco in alcuni cicli a partire dal 1999 dopo un lungo periodo di silenzio su tali tematiche, si pone una scelta esclusiva, volta all'eliminazione di qualsiasi elemento o notazione di carattere figurativo dal contesto delle opere. La corretta lettura di questi dipinti deve pertanto procedere, di necessità, da principi estranei alla tradizionale interpretazione dell'iconografia sacra.
Svincolandosi dalla raffigurazione del divino per il tramite della forma umana e cancellato il corredo di simboli naturalistici propri della consuetudine, artistica e culturale, mutano radicalmente il linguaggio e persino il concetto di arte sacra, pur non alternandosi la sostanza del messaggio che lo connota. Così avviene nella pittura della Stocco, motivata da ragioni aliene a criteri d'ordine realistico, storico-narrativo o mimetico. Ciò che interessa all'artista non è tanto la rievocazione pittorica di eventi sacri o di quanti, divini e umani, ne sono protagonisti.

   

Non appartiene alla sua espressività il racconto religioso reso per immagini, quanto piuttosto il riferimento al divino come valore assoluto, di sentimento idoneo a trascendere la finitezza della realtà per farsi esso stesso realtà di fede. La quale è si storia, intrisa di passione e dolore, gioia e speranza, parla della caduta e della salvezza, ma soprattutto dice l'emozione, il mistero, l'affidamento. Laura Stocco non crea segmenti narrativi, non ricerca nè offre esempi: suggerisce, richiama emotivamente al ripiegamento interiore, affinchè il senso del sacro sia percettibile nella sua qualità primeva. Al fine di compiere il passo in maniera esteticamente valida, la pittrice si avvale di un codice linguistico essenziale, strutturato dal rapporto vivo tra segno e colore, che il tracciato segnico governa lungo coordinate libere e insieme rigorose. Dal dialogo tra segno e variazioni cromatiche nasce la memoria simbolica, alimentata da pensieri e riflessioni dai quali germina l'aspirazione al sacro e ai suoi intrinseci significati, racchiusi dall'artista nei riverberi delle orme divine emergenti per traslati sul filo di un'espressività depurata da sottintesi o accidenti naturalistici. Attingere il messaggio divino attraverso questo linguaggio cogliendone il portato sulla scorta di particolari valenze simboliche, esige un salto di qualità mentale e sentimentale, che conduca ben oltre il dettato della narrazione sacra secondo le modalità universalmente note.
Si potrebbe affermare che nella pittura di Laura Stocco sia leggibile in forma d'arte il risvolto di un personalissimo, insondabile Credo.

Resy Amaglio