Pensiero del mese di Giugno 2013

" Papa Francesco: «il cristiano non è uno scemo allegro, ma vive la gioia...» "



Papa Francesco, in una omelia alla Messa celebrata alla Casa Santa Marta, ha detto che «Il cristiano è un uomo e una donna di gioia.  Questo ci insegna Gesù, ci insegna la Chiesa, in questo tempo in maniera speciale. Che cosa è, questa gioia? È l’allegria? No: non è lo stesso. L’allegria è buona, eh?, rallegrarsi è buono. Ma la gioia è di più, è un’altra cosa. È una cosa che non viene dai motivi congiunturali o del momento: è una cosa più profonda. È un dono. L’allegria, se noi vogliamo viverla tutti i momenti, alla fine si trasforma in leggerezza, superficialità, e anche ci porta a quello stato di mancanza di saggezza cristiana, ci fa un po’ scemi, ingenui, no?, tutto è allegria… no. La gioia è un’altra cosa. La gioia è un dono del Signore. Ci riempie da dentro. È come una unzione dello Spirito. E questa gioia è nella sicurezza che Gesù è con noi e con il Padre».
NON IMBOTTIGLIATELA : ha ammonito papa Francesco, bisogna stare attenti a non «imbottigliare» questa gioia, altrimenti «alla fine si ammala e il nostro cuore diviene un po’ stropicciato, e la nostra faccia non trasmette quella gioia grande ma quella nostalgia, quella malinconia che non è sana.
Alcune volte questi cristiani malinconici hanno più faccia da peperoncini all’aceto di persone gioiose che hanno una vita bella. La gioia non può diventare ferma: deve andare. La gioia è una virtù pellegrina. È un dono che cammina, che cammina sulla strada della vita, cammina con Gesù: predicare, annunziare Gesù, la gioia, allunga la strada e allarga la strada. È proprio una virtù dei grandi, di quei grandi che sono al di sopra delle pochezze, che sono al di sopra di queste piccolezze umane, che non si lasciano coinvolgere in quelle piccole cose interne della comunità, della Chiesa: guardano sempre all’orizzonte».
NON SIATE PUSILLANIMI. La gioia – ha ribadito il Papa – è «il dono che ci porta alla virtù della magnanimità. Il cristiano è magnanimo, non può essere pusillanime: è magnanimo. E proprio la magnanimità è la virtù del respiro, è la virtù di andare sempre avanti, ma con quello spirito pieno dello Spirito Santo. È una grazia che dobbiamo chiedere al Signore, la gioia. La gioia cristiana è lontana dalla tristezza, lontana da  una semplice allegria… è   una grazia da chiedere a Dio».
Nella semplicità del Papa che “viene da lontano” troviamo  una indicazione per l’uomo della «società liquida» 1 che sta perdendo  il significato delle cose più belle.

1-Concezione sociologica che considera l’esperienza individuale e le relazioni sociali segnate da caratteristiche e strutture che si vanno decomponendo e ricomponendo rapidamente, in modo vacillante e incerto, fluido e volatile.


Due santi al mese


Andando a Padova e chiedendo indicazioni per la Basilica di S.Antonio, è sufficiente domandare del SANTO e tutti vi daranno informazioni. La notorietà del “santo dei prodigi”  non ha bisogno di dettagli. Era nato a Lisbona, in Portogallo, verso la fine del secolo XII. Accolto tra i canonici regolari di Sant'Agostino. Poco dopo l'ordinazione passò ai Frati Francescani per dedicarsi all'evangelizzazione dei popoli africani. Svolse questo compito con gran frutto e successivamente in Francia ed in Italia convertì molti eretici. Fu il primo nel suo Ordine, con il permesso di san Francesco, ad insegnare teologia ai confratelli. Scrisse celebri omelie, ricche di profonda dottrina. Morì a Padova nel 1231. Oggi è ricordalo nel mondo come il “Santo dei miracoli” ed una indagine statistica l’ha riconosciuto come il Santo più venerato nel mondo cattolico e non.







26 – il «Santo dello zoccolo» : S. Vigilio di Trento

(Roma 355  – Val Rendena 405 )
 Era giunto a Trento con la famiglia dopo gli studi a Roma ed ad Atene. Ben presto le sue conoscenze culturali e la sua umiltà e modestia lo fecero ben volere dalla città a tal punto che, alla morte del vescovo venne nominato suo successore e consacrato dallo stesso patriarca di Aquileia. Dopo numerosi interventi in diocesi si ritirò a predicare il Vangelo nelle valli. La predicazione era diventato compito assai arduo per l'ostilità delle popolazioni. Lo stesso vescovo aveva preparato collaboratori per inviarli . E l'evangelizzazione aveva portato i suoi frutti attraverso l'esempio della loro vita, con amicizia e carità. Ma dopo una decina di anni scoppiò una lite tra pagani e cristiani che si erano rifiutati di venerare il dio Saturno. Una parte della popolazione rimasta pagana si era scagliata contro i missionari e li aveva percossi a morte per poi bruciarli. Non si hanno invece notizie certe sulla morte di san Vigilio: si parla di martirio per lapidazione avvenuto in Val Rendena, dove egli stesso si era recato ad evangelizzare. Di questa leggenda resta una diffusa iconografia popolare che lo rappresenta con accanto uno zoccolo, di legno (sgalmare), ritenuto lo strumento del suo martirio . I suoi resti sono custoditi nel Duomo di Trento.