Pensiero del mese di Giugno 2013
" Papa Francesco: «il cristiano non è uno scemo allegro, ma vive la gioia...» " |
Papa Francesco, in una omelia alla Messa celebrata alla Casa Santa Marta, ha detto che «Il cristiano è un uomo e una donna di gioia. Questo ci insegna Gesù, ci insegna la Chiesa, in questo tempo in maniera speciale. Che cosa è, questa gioia? È l’allegria? No: non è lo stesso. L’allegria è buona, eh?, rallegrarsi è buono. Ma la gioia è di più, è un’altra cosa. È una cosa che non viene dai motivi congiunturali o del momento: è una cosa più profonda. È un dono. L’allegria, se noi vogliamo viverla tutti i momenti, alla fine si trasforma in leggerezza, superficialità, e anche ci porta a quello stato di mancanza di saggezza cristiana, ci fa un po’ scemi, ingenui, no?, tutto è allegria… no. La gioia è un’altra cosa. La gioia è un dono del Signore. Ci riempie da dentro. È come una unzione dello Spirito. E questa gioia è nella sicurezza che Gesù è con noi e con il Padre». |
Due santi al mese |
Andando a Padova e chiedendo indicazioni per la Basilica di S.Antonio, è sufficiente domandare del SANTO e tutti vi daranno informazioni. La notorietà del “santo dei prodigi” non ha bisogno di dettagli. Era nato a Lisbona, in Portogallo, verso la fine del secolo XII. Accolto tra i canonici regolari di Sant'Agostino. Poco dopo l'ordinazione passò ai Frati Francescani per dedicarsi all'evangelizzazione dei popoli africani. Svolse questo compito con gran frutto e successivamente in Francia ed in Italia convertì molti eretici. Fu il primo nel suo Ordine, con il permesso di san Francesco, ad insegnare teologia ai confratelli. Scrisse celebri omelie, ricche di profonda dottrina. Morì a Padova nel 1231. Oggi è ricordalo nel mondo come il “Santo dei miracoli” ed una indagine statistica l’ha riconosciuto come il Santo più venerato nel mondo cattolico e non.
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(Roma , 355 – Val Rendena , 405 ) Era giunto a Trento con la famiglia dopo gli studi a Roma ed ad Atene. Ben presto le sue conoscenze culturali e la sua umiltà e modestia lo fecero ben volere dalla città a tal punto che, alla morte del vescovo venne nominato suo successore e consacrato dallo stesso patriarca di Aquileia. Dopo numerosi interventi in diocesi si ritirò a predicare il Vangelo nelle valli. La predicazione era diventato compito assai arduo per l'ostilità delle popolazioni. Lo stesso vescovo aveva preparato collaboratori per inviarli . E l'evangelizzazione aveva portato i suoi frutti attraverso l'esempio della loro vita, con amicizia e carità. Ma dopo una decina di anni scoppiò una lite tra pagani e cristiani che si erano rifiutati di venerare il dio Saturno. Una parte della popolazione rimasta pagana si era scagliata contro i missionari e li aveva percossi a morte per poi bruciarli. Non si hanno invece notizie certe sulla morte di san Vigilio: si parla di martirio per lapidazione avvenuto in Val Rendena, dove egli stesso si era recato ad evangelizzare. Di questa leggenda resta una diffusa iconografia popolare che lo rappresenta con accanto uno zoccolo, di legno (sgalmare), ritenuto lo strumento del suo martirio . I suoi resti sono custoditi nel Duomo di Trento. |