Gennaio 2002

Buon anno 2002 !

 

Nel primo giorno del 2002 mi rivolgo a Voi “navigatori di Internet” che mi seguite, per un augurio di felicità e benessere.. Sia un anno veramente sereno e gioioso per tutti.

"Il Signore rivolga su di voi il suo volto e vi conceda pace" (Numeri 6,26).

Con queste parole della Bibbia, desidero formulare questi auguri per l'anno appena iniziato domandando a Dio il dono della pace per le vostre famiglie, per le nazioni, per l'intera umanità.

Quante sono le occasioni per riflettere sull'urgenza di costruire la pace!

Il 2001 richiama alla mente funesti eventi delle guerre, del massacro delle Twin Towers, ed altre brutture. In molte regioni del mondo  si continua a combattere… e allora?

Che il nuovo anno rechi finalmente in ogni parte della terra la pace tanto desiderata!

 

Il Papa nel discorso di Natale ha richiamato pure l’attenzione sui bambini nel mondo.

E’ un grande problema anche in Italia.

"Un attento osservatore a passeggio per le strade di Genova conterebbe solo 11 bambini su cento persone. Sarebbe più fortunato a Napoli: potrebbe incontrare 21 bambini ogni cento persone. In Italia l'infanzia sta scomparendo: il tasso di fecondità è il più basso del mondo (1,2 figli per ogni donna), l'indice di natalità è il più basso d'Europa (9,4%) come la percentuale di popolazione d'età fra gli 0 ed i 14 anni (15,5%). L'età media delle donne che decidono di avere un figlio ha ormai raggiunto i 29 anni. Nel 2020 in Italia ci saranno 10 milioni di abitanti in meno. E meno bambini vuol dire meno fratelli, meno cugini, meno compagni di giochi: il bambino del futuro in Italia rischia di essere insediato in un mondo di adulti e di anziani. Il bambino rischia la solitudine: il 64% dei bambini gioca da solo per più di 2,5 ore al giorno (il 16% raggiunge le cinque ore di gioco in solitudine), più della metà dei bambini non gioca mai all'aperto." (Dalla relazione del Ministro Livia Turco).

 

Dunque, il figlio diventa un optional, ma il non essere previsti in questa società, è la prima forma di violenza sui bambini. Strumento spesso del nostro egoismo che “correda” la casa, a lui diamo cose che  non cerca e cose che non vorrebbe.

Non considerare il bambino come tale genera una serie di comportamenti talora scorretti, talora francamente violenti. Dal periodo precedente la nascita in cui fa comodo non considerarlo uomo, al paradosso del neonato troppo precocemente "autonomizzato" e quello dell'adolescente che non si vorrebbe mai "autonomizzare".  Il bambino  non è più un bambino .

 

Viene considerato alla stregua di un "bagaglio" o di una cosa particolarmente buffa. Non si considera come avente diritto a orari, tipi di alimentazione, compagnia specifici per l'età e per QUEL bambino. Già da quest'epoca gli operatori dovranno stare attenti alla possibilità che il bambino portato dal dottore come "malato", non sia invece il risultato di una Sindrome di Munchausen per procura. Si tratta di una patologia psichiatrica dei genitori in una ricerca patologica di attenzione, che non esitano a provocare (con farmaci, soffocamento, fantasie) malattie al figlio per poterlo portare dal dottore.

A quest'età il bambino ha assoluta necessità di contatto fisico coi genitori. Nella società occidentale invece si tende ad autonomizzarlo troppo precocemente, privandolo della presenza della mamma che deve tornare al lavoro.

I bambini si lamentano di non avere spazi per il gioco che non siano spesso gestiti da società e cui si può solo accedere facendo "corsi" o entrando in "squadre". Da quando le aree sono gestite dalle società sportive i bambini hanno perso la possibilità di giocare al pallone e possono solo "studiare" calcio, che è diverso.

"La richiesta, dice F Tonucci del CNR, non è tanto di entrare gratuitamente in questi spazi, ma di avere luoghi diversi, più ricchi. Giocare controllati è una contraddizione"

Emerge la voglia dei genitori di avere una rivincita sulla propria carente riuscita nella vita, che può portare sui figli vere violente richieste di successo. E' sempre stato così, e nella società del figlio unico è ancora peggio. Tanto che i fenomeni di mini-divismo in cui i bambini sono condotti a scimmiottare gli adulti portano a gravi casi di frustrazione.

Per concludere con un autore: "Il dono più grande che il genitore possa fare al figlio è mostrargli che la vita ha un significato buono". E lo stupore di fronte a sé e di fronte al figlio nasce dalla coscienza di questo significato, che deve essere comunicato non teoricamente ma come una sorta di "osmosi". Altrimenti il rapporto diventa violenza e la sorte di chi cresce potrà ben essere descritta dalle parole tristi di Pasolini: "O generazione sfortunata, arriverai alla mezza età e alla vecchiaia senza aver goduto ciò che avevi diritto di godere e che non si gode senza ansia e umiltà”.

Forse allora è necessario ricondurre tutto all’amore, quello vero che “si dimentica nell’altro”.

Ma c’è un prezzo da pagare perchè “per vivere con amore bisogna struggersi, turbarsi, battersi, sbagliare, ricominciare da capo e buttare via tutto, e di nuovo ricominciare a lottare e perdere eternamente”. (L. Tolstoy)



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