Pensiero del mese di Febbraio 2009

"Francesco di Assisi, sognatore ?"

Francesco è della razza dei sognatori !
Francesco era della razza dei sognatori, ma ha avuto la sorprendente capacità di dare spessore alle utopie: ci rivela il sogno e ci indica il modo per realizzarlo.
Sogna che siamo tutti fratelli e che possiamo sentirci e trattarci tutti da fratelli: bianchi e neri, occidentali e orientali, cristiani e musulmani, buoni e cattivi. I ladri di Montecasale e il sultano d’Egitto sono li a testimoniare che Francesco credeva ai sogni. E lo testimoniano anche quelle migliaia di frati che si misero a sognare con lui una vita in cui tutti, così com’erano - ricchi e poveri, nobili e plebei, dotti e analfabeti - si sentivano fratelli e si amavano davvero, si servivano e si obbedivano a vicenda. Altre migliaia di frati hanno continuato a sognare con Francesco lungo i secoli, fino ad oggi.
Anche don Tonino Bello fu un sognatore come Francesco. Era vescovo, ma preferiva farsi chiamare don Tonino e sulla tomba ha voluto che si scrivesse solo “don Tonino, terziario francescano”. E amava i sogni, convinto con Khalil Gibran (1883 – New York,  1931poeta, pittore e filosofolibanese, di religione cristiano-maronita) che “troppi uomini pratici mangiano il pane intriso col sudore della fronte del sognatore”. Don Tonino amava ripetere che “non bisogna sparare sui sognatori, perché, a dispetto di ogni realismo scientifico che pretende di far tenere ad ogni costo i piedi per terra, coloro che oggi camminano con la testa per aria saranno gli unici ad aver ragione domani”.
Ma il sogno autenticamente cristiano qual è?
Non è il compimento dei nostri desideri, dei nostri progetti, o la nostra volontà; ma che si compia la volontà di Dio: è questo che Gesù ci ha insegnato a chiedere nel Padre nostro ed è questo che ha fatto lui stesso. La fede deve essere talmente grande e forte da arrivare a preferire il sogno di Dio ai sogni propri o, se si preferisce, da arrivare a sognare il sogno di Dio, sapendo che lui conosce meglio di noi stessi ciò che può farci felici e che lui solo ha il potere di tradurre in realtà questo sogno. Ma a modo suo e con i suoi tempi.
Questo è il problema: a noi piace sognare la nostra felicità, per la realizzazione della quale chiediamo anche l’aiuto a Dio, però ponendogli alcune “piccole” condizioni che riguardano il contenuto del nostro sogno di felicità, e il modo e il tempo della sua realizzazione.
E’ una tentazione forte questa, e l’ha avuta anche Gesù, in quell’attimo estremo dell’Orto degli Ulivi, quando si è trovato a “suggerire” al Padre la soluzione: “Se è possibile, passi da me questo calice”. Però è riuscito presto a recuperare il punto di stabilità: “Però, sia fatta la tua, non la mia volontà!”.
Francesco sognava rapporti fraterni con tutti: gli sembrava che questa fosse la concretizzazione di quel sogno evangelico che è il Regno di Dio annunciato da Gesù. Ma si rende presto conto che è più facile fare austere penitenze e dire tante preghiere che mettersi umilmente all’ultimo posto per fare spazio e dare visibilità agli altri, rinunciando anche alla difesa dei propri diritti. Il suo sogno di vivere evangelicamente da fratelli minori nei confronti di tutti viene entusiasticamente condiviso da migliaia di persone. Ma bisogna starsene serenamente, fuori di quella porta, che rappresenta l’accoglienza degli altri e che resta chiusa. Starsene li con sentimenti umili e fraterni, che non cambiano se la porta è aperta o chiusa, cioè secondo i sentimenti degli altri. Questo è il sogno e questa è la realizzazione del sogno: stare con serenità e riconoscenza al proprio posto di servizio senza interessarsi di quanto fanno gli altri né dei risultati.
Francesco è della razza dei sognatori, ma è anche molto pratico. Ci rivela il sogno e ci indica anche il modo per realizzarlo. Certo, si tratta di avere la fede sufficiente per sognare i sogni di Dio e l’umiltà per accettare i suoi modi e i suoi tempi per la loro realizzazione. A queste condizioni, anche il sogno della fratellanza universale, da utopia può diventare possibilità concreta. (da una idea elaborata del “Messaggero Cappuccino” gennaio 2009)


Due santi al mese




9 - Santa Apollonia -


Ad Alessandria d’Egitto la santa sostenne la prova del martirio.
Una sollevazione di pagani contro i cristiani dette origine a un sanguinoso massacro. Il vescovo della città, Dionigi, scrivendo a Fabiano, Vescovo di Antiochia, annunziò con poche parole il martirio della giovane cristiana.
“I persecutori catturarono anche Apollonia, fanciulla d’ammirazione. Le fecero cadere i denti, colpendola alle mascelle, poi accatastarono legna fuori della città, minacciandola di bruciarla viva, se non pronunciava con loro formule d’empia superstizione. Ella si scusò brevemente di non poterlo fare, e si offrì in sacrificio, lanciandosi nel fuoco, che la consumò”.
Attorno a questa scarna notizia nacque una letteratura più ricca di particolari. Ella fu detta, per esempio, sorella di uno dei più celebri Martiri romani, San Lorenzo, vissuto anch’egli in quegli anni; ma fu soprattutto il particolare dei denti caduti che eccitò la fantasia popolare.
Si disse allora che la fanciulla era stata sdentata, da un efferato giustiziere, per mezzo di tenaglie, e le tenaglie divennero l’attributo inconfondibile delle raffigurazioni della Martire da parte di pittori e scultori. Sempre per questo particolare, la Santa venne prescelta quale patrona dei dentisti, e invocata come protettrice contro tutti i mali dei denti e delle mascelle, e invocata spesso da molti che, semplicemente, temono il dolore!



14 - San Valentino -

E' ritenuto autore di numerosi miracoli ma soprattutto è noto come il Santo patrono degli innamorati o "santo dell'amore" ..
La tradizione vuole che per aver celebrato il matrimonio fra un legionario romano Sabino ed una giovane cristiana Serapia, venne condannato. morendo il 14 febbraio 273 d.C. per ordine del prefetto romano Placido Furio durante una persecuzione dell'imperatore Aurelio. La sua colpa sarebbe stata appunto quella di aver sostituito con un sacramento religioso cristiano l'antico rito pagano della festa dei Lupercalia. Esiste una leggenda, nata nei paesi anglosassoni, secondo la quale egli fosse solito donare ai giovani suoi visitatori un fiore del suo giardino. Tra due di questi giovani nacque un amore che portò ad un unione tanto felice che molte altre coppie seguirono il loro esempio.