Pensiero del mese: Aprile 2006


"Abbiamo ucciso il futuro"

Negli anni Cinquanta-Sessanta dell’immediato Dopoguerra dal futuro-speranza-promessa siamo passati al futuro-minaccia del tempo attuale.
Le guerre, le fratture mondiali tra i popoli, le insicurezze varie hanno innestato negli animi paure e fragilità psicologiche: la gente teme di affrontare responsabilità e di andare verso il proprio avvenire. Si ricorre spesso a pratiche cabalistiche e misteriose ma insignificanti (oroscopi, chiromanti, indovini o pseudoveggenti) e si spendono grosse fortune economiche (vediamo le cronache italiane) presso chi sa spillare soldi perché non vogliamo affrontare senza queste formule taroccate la nostra avventura esistenziale …
Lo psichiatra Vittorino Andreoli scrive: «Abbiamo ammazzato il futuro, e così si è perduta persino la speranza, cioè lo spazio per vederci vivi oltre il presente».
Il mondo è pieno di persone povere o impoverite della dovuta serenità e della forte speranza richieste per affrontare il domani. Siamo condotti alla cultura del "non impegno", alla mentalità del "non fare", in attesa che qualche potere esterno risolva i nostri problemi quotidiani.
In una società tecnologicamente così avanzata come la nostra, la fede in Dio viene messa in disparte perché considerata poco più di una superstizione, e si giunge a credere a niente e a tutto... e forse di più!
Cristo Gesù inizia la sua passione e conclude la sua vita affidandosi al Padre: «Nelle tue mani affido il mio spirito». Non gli vengono risparmiati dolori e sofferenze, ma non gli viene meno la forza per affrontarli: alla fine, lui non è un perdente come tanti di noi!
Dice il Signore, per bocca del profeta Isaia: «Sono io, il Signore, che ho fatto tutto, che ho spiegato i cieli da solo, ho disteso la terra; chi era con me? Io svento i presagi degli indovini, dimostro folli i maghi, costringo i sapienti a ritrattarsi e trasformo in follia la loro scienza; confermo la parola dei suoi servi, compio i disegni dei suoi messaggeri» (Is 44,24 26).

Viviamo il presente con speranza e diciamo "si" a Dio che passa nella nostra vita. Abbiamo fiducia, Dio conta su di noi. Valorizziamo ciò che è piccolo, otterremo ciò che è grande. Guardiamo la vita con semplicità e tanto amore: amiamo con un costante sorriso, qualunque cosa succeda. Dio ci parla ogni giorno. Con amore.
«Nessuno fa felice come Dio scriveva sant'Agostino ». Non feriamo a morte le gioie altrui con battute, sarcasmo o rancore. Valorizziamo il nostro corpo, e godiamo di essere quello che siamo. Solo chi ha occhi limpidi e un cuore puro può gioire sempre di più. E la gioia cresce donandola. Non guardiamo il passato se non per ricordare le cose belle.
Il Cristo della Pasqua non ci permetta di uccidere il futuro!

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