Pensiero del mese: Agosto 2007


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VOGLIO VIVERE! "

Sulla stampa “laica” da tempo si parla di eutanasia, portando alla ribalta “casi drammatici” per i quali si suggeriscono soluzioni radicali, alquanto discutibili, che non vogliamo giudicare in questa sede. Però desideriamo indicare un caso (e non è l’unico) che deve far pensare tutti, specialmente i cristiani.

Piero Lanzoni, di Bologna, affetto da sclerosi multipla, con toccanti parole dice “no” all’eutanasia e testimonia il suo amore alla vita: non si arrende ma lotta per migliorare la qualità della vita di quanti, come lui, sono fisicamente penalizzati.

“Sono affetto da Sclerosi Multipla con sindrome di Devich, una delle peggiori forme di s.m. perché oltre a penalizzare gli arti inferiori persegue un progressivo “prosciugamento” dell’irrorazione sanguigna del midollo spinale e dei nervi ottici, portando alla quasi cecità totale.
"Nei primi cinque anni di malattia ho alternato momenti di speranza ma anche di disperazione. Se in quei momenti avessi avuto vicino un "signor qualcuno" legalizzato a farmela far finita lo avrei autorizzato; e invece, per fortuna, il "signor qualcuno" non c'era. Nonostante il progredire della malattia, sono fermamente convinto di voler vivere, dando speranza di vita e sperando che non nasca mai il "signor qualcuno". Voglio vivere!". Così Piero Lanzoni, un bolognese di cinquant'anni (affetto da sclerosi multipla) ha scritto al cardinale Carlo Caffarra, attuale Arcivescovo di Bologna.
Con presunzione, - afferma  ancora il Lanzoni - ho preso la mia disabilità come una “missione”, e ho pensato che la mia infermità fosse, nel contempo, un calvario per farmi capire, provandoli, i problemi, e nello stesso tempo indice di garanzia per gli altri disabili che la mia voce era una di loro. Sono arrivato alla conclusione che bisogna sempre sperare, avere una fede che ti aiuti a capire che, nonostante le sofferenze, la vita ha sempre la prospettiva della resurrezione. Con un po' di orgoglio ho paragonato il mio calvario alla Via Crucis, alle cadute di Gesù che poi si rialzava.
"Paralizzato in un letto nei primi  cinque anni - continua Lanzoni - sono stato costretto a interrogarmi sulle ragioni della vita. E sono arrivato alla conclusione che bisogna sempre sperare, avere una fede che ti aiuti a capire che, nonostante le sofferenze, la vita ha sempre la prospettiva della resurrezione. Questo paragone, insieme a una mente che è ancora lucida, mi ha spinto a fare qualcosa per chi è disabile come me". E così è cominciata quella che Lanzoni, oggi costretto sulla carrozzina, definisce la sua "attività missionaria"
In questi 24 anni, nonostante il progredire della malattia, è fermamente convinto di voler vivere, dando speranza di vita e sperando che non nasca mai il “signor qualcuno”. Voglio vivere! Dovete aiutarci! Lanzoni ci tiene ad aggiungere, infine, un'osservazione più politica: "Se si dovesse arrivare al dibattito in Parlamento sull'eutanasia e non avessi facoltà di parola non avrei dubbi. A senatori e deputati direi così: chi pensa di dotare la società di una cultura di morte è disabile a governarla perché la porterebbe inevitabilmente alla deriva. E inviterei coloro che si riconoscono in questa pericolosa prospettiva a uscire dall'aula".