Febbraio 2003

«Mi vanterò ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo.

Perciò mi compiaccio nelle mie infermità, negli oltraggi, nelle necessità, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: quando sono debole, è allora che sono forte».

(2a Lettera ai Corinzi 12,10)

IL VANGELO DELLA CROCE

Alla lettura di queste parole sentiamo immediata una ribellione dentro di noi. Tutta la nostra natura rifiuta il dolore fisico e la sofferenza morale.

Ma l’esempio di Cristo è contro corrente. Lui è morto sulla Croce, non solo; ma è stato vicino alla sofferenza con l’attenzione, con il miracolo.

«Andava attorno per tutte le città e i villaggi insegnando nelle loro sinagoghe, predicando il vangelo del regno e curando ogni malattia e infermità. Vedendo le folle ne sentì compassione..». (Mt. 9,35-36). Nella stessa parabola del Buon Samaritano vi è un preciso comando: «Va' e anche tu fa' lo stesso» (Lc 10,37). L'attenzione verso l'uomo assalito da ogni forma di male è risposta al preciso comando di Gesù di amarci come lui ci ha amato, perché farsi prossimo di ogni uomo e avere compassione di ciascuno è il senso stesso della Incarnazione del Figlio di Dio: è lui che ha superato l'infinita distanza che separa la creatura dal creatore, la vita dalla morte, e si è caricato delle nostre infermità portandole sul legno della Croce.

La com - passione di Gesù per l'uomo e con l'uomo è totale, perché espressione della sua identità: vero Dio eterno con il Padre, vero uomo sottoposto alla morte per noi peccatori.

E vi è una ragione profonda: il Signore Gesù non è solo venuto a salvarci dalla sofferenza, ma a salvarci nella sofferenza. L'evento salvifico trova il suo cuore e il suo vertice nel sacrificio del Calvario, nel quale si «consuma» la predilezione del Padre per il Figlio Gesù, nella morte, dolorosamente ma incondizionatamente abbandonandosi al Padre, ne sperimenta la vicinanza più intima, per la quale non vedrà la corruzione. Cristo non sale sulla Croce costretto: egli si dona nella pienezza del suo consenso alla volontà divina, che è il senso stesso della sua venuta nel mondo (cf. L'Eucaristia sacramento di ogni salvezza, 1).

La sorprendente potenza di Dio, secondo quanto S. Paolo ci testimonia per averlo provato personalmente, è compresa e accolta a partire dalla esperienza della malattia e della sofferenza.

L'Apostolo scrive che per ben tre volte aveva pregato il Signore che allontanasse da lui la «spina nella carne» che lo tormentava, ma Egli gli aveva detto: «Ti basta la mia grazia: la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza» (2 Cor 12, 9).

La Croce allora diventa salvezza perché è il segno della pienezza dell'amore.

Qualcuno ha scritto che “chi non ha sofferto, non è uomo”. Anche questa dimensione troviamo nel dolore e nella sofferenza.

La redenzione di Cristo compiuta sul Calvario è un fatto di fede che ci porta a Dio e alla salvezza spirituale. Il dolore nella vita ci accosta al discernimento del valore delle cose nella loro precarietà e provvisorietà e ci fa più consapevoli e maturi. Diventiamo meno egoisti e più umani perché camminiamo tutti portando un fardello che ci accompagna ad un comune traguardo.

Chi era San Valentino

San Valentino martire
14 febbraio
Patrono:Innamorati
Etimologia del nome: Valentino = che sta bene, sano, forte, robusto, dal latino


Il martire Valentino, vissuto nel secolo III è commemorato il 14 febbraio, e ha dato il nome a una simpatica tradizione, soprattutto nei paesi anglosassoni: poiché nel Medioevo si riteneva che in questo giorno gli uccelli, avvertendo i primi tepori primaverili, cominciassero a nidificare, si disse che la festa di S. Valentino segnava l'annuale risveglio della vita e quindi dell'amore.
S. Valentino divenne perciò il patrono dei fidanzati. Questo sacerdote romano subì il martirio nel 268. Viene presentato addirittura come amico dell'imperatore Claudio il Gotico, e da lui stesso interrogato. Le sue limpide risposte fecero breccia nella mente dell'imperatore, che rivolto al pubblico presente esclamò: "Ascoltate la saggia dottrina di quest'uomo!". Ma venne ugualmente mandato al supplizio, perché nel frattempo era riuscito a convertire lo stesso prefetto Asterio e tutta la sua famiglia. Il martire fu sepolto lungo la via Flaminia dove sorse una chiesa a lui dedicata.

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